Asclepius
I
La traduzione latina che abbiamo
viene fatta risalire al IV sec.d.C. sostanzialmente sulla base del fatto che
venne usata da S.Agostino e non si trattava di una sua opera; S.Agostino infatti
la attribuì senza esitazione a "l'egiziano Ermete, che chiamano
Trismegisto".
L'Asclepius, il cui titolo originale era Logos Teleios, è un testo costituito da un insieme di trattazioni
discontinue, ripetitive, spesso argomentative ma non conseguenti. Di fronte a
questa situazione, molti dei maggiori studiosi di quest'opera si sono affannati
a escogitare giustificazioni filologiche e critiche testuali, offrendo così
varie soluzioni e soprattutto proposte di articolazione del testo in sezioni
separate.
L'Asclepius si apre con l'organizzazione di un incontro riservato fra
quattro personalità straordinarie; oltre al protagonista, Ermete Trismegisto,
partecipano infatti al convegno Asclepio (una sintesi fra una divinità greca e
l'egiziano Imhotep), Tat (il figlio di Ermete Trismegisto) e Ammone (il Dio
egiziano Ammon).
Il principale tema trattato
nell’Asclepius è la concezione
della struttura gerarchica dell’universo in cui l’uomo ricopre una posizione
intermedia fra natura divina e mortale, perché il suo intelletto lo connette
con la divinità e la sua natura materiale gli permette di governare il mondo,
ma solo pochi eletti hanno la capacità di esercitare queste capacità. Inoltre
è esposta la concezione della diversa natura degli dei, per cui alcuni sono
puro intelletto, mentre altri hanno anche caratteri sensibili. Infine si prevede
la scomparsa della religione ermetica in uno scenario apocalittico in cui tutti
i mali trionferanno, ma poi Dio riporterà il mondo alla sua purezza e bellezza
originali.