Il dialogo
sopra i due massimi sistemi del mondo è sicuramente l’opera più complessa di Galilei, nella quale
l’autore mette a confronto il sistema tolemaico con quello copernicano. I tre
personaggi del dialogo sono radunati a Venezia nel palazzo Sagredo e sono:
Sagredo il dotto, che si limita ad ascoltare le accese discussioni di Simplicio,
fedele alle tesi aristoteliche, e Salviati il quale invece ritiene valida la
teoria copernicana.
Il consenso di scrivere quest’opera
venne accordato a Galilei dal papa Urbano IV, in seguito alla promessa
dello scienziato di fare un’esposizione neutrale dei due sistemi, anche se
leggendo attentamente l’opera ci
si rende conto che prevale l’orientamento verso il sistema copernicano.
Il dialogo si svolge in quattro giornate; nella
seconda di queste si parla specificamente
dei sistemi copernicano e aristotelico. A dimostrazione dell’inferiorità del
sistema tolemaico Galilei descrive lo episodio di una sezione di anatomia nella
quale si cercava di risalire alla vera origine dei nervi. Gli aristotelici,
sostenuti da Simplicio, ritenevano che l’origine dei nervi fosse nel cuore,
basandosi esclusivamente sulle teorie di Aristotele che non si potevano
contraddire; i galenisti invece volevano dimostrare che i nervi partivano dal
cervello, non basandosi sulle teorie di qualche famoso filosofo, ma
semplicemente attraverso la sensata esperienza. Davanti all’evidenza, nono
avendo più nulla che sostenesse la loro tesi, gli aristotelici furono costretti
a ricorrere all’ipse dixit: così aveva detto Aristotele e così doveva
essere, non importava se avevano visto tutt’altro, perché essi rimanevano
ugualmente legati alle teorie del filosofo.
Quest’opera, diversamente dalle alte opere di Galilei,
è scritta in volgare, per poter raggiungere così un numero più vasto di
persone; la stessa struttura a dialogo risulta più comprensibile e
facile da leggere anche per le persone meno colte.